Il punto di partenza della proposta è che l’area del Velodromo divenga con il tempo un accessorio urbano multiuso, cioè un complesso di elementi urbani che ruotando attorno al fulcro rappresentato dal Velodromo stesso, insieme diano vita ad un luogo dedicato specialmente alle attività legate al pedale e per estensione agli sport urbani da strada senza palla e senza motore. I recentissimi progetti europei, come il CycleLogistics, che puntano allo sviluppo di una mobilità urbana a basso impatto, utilizzando ad esempio le biciclette Cargo, oppure il successo di iniziative di trasporto condiviso come il bike sharing, o ancora le ricerche intorno alle vetture ibride a pedalata assistita e alimentazione fotovoltaica (velomobile) e infine l’evidente crescita esponenziale dei velocipedi sulle strade di Milano, rendono bene l’idea del clima culturale positivo che fa sperare in una presa di coscienza dell’importanza della bicicletta e dei suoi ibridi derivati nella trasformazione in senso sostenibile del trasporto urbano. I risvolti di questo risveglio collettivo susciteranno nel futuro prossimo forte interesse ecologico, sociale ed economico. Il Velodromo e il parco pubblico che lo circonda possono diventare il luogo privilegiato di Milano, dove trovare spazi e attrezzature dedicati ad attività ricreative, economiche e sociali che sono già ben presenti nel tessuto cittadino. Il Nuovo Velodromo Maspes Vigorelli può fungere da centro e volano delle attività a propulsione umana.
L’aspetto esterno del Velodromo, fatta eccezione per l’ingresso, risente purtroppo dell’idea, peraltro corretta fino a questo momento, che l’attività principale (l’unica) sia completamente soddisfatta negli spazi interni dell’edificio. La cinta muraria esterna è quindi il “retro” dell’edificio stesso, pur essendo la faccia con la quale si presenta alla città. Questa caratteristica è comune alla grande maggioranza degli impianti sportivi soprattutto storici e occorre dunque portare nuove attività soprattutto attorno al Velodromo perché la relazione con Milano non sia quella di un recinto, memoria storica importante ma chiuso su sé stesso, bensì un luogo di relazione e di vita. La proposta prevede quindi un intervento minimo sulla struttura esistente, dedicato quasi esclusivamente a togliere piuttosto che ad aggiungere. O piuttosto ad aggiungere mediante completamento e non con superfetazione. Occorre innanzitutto pulire il disordine dei canali di gronda, delle lampade di sicurezza, e almeno delle griglie di sicurezza dei serramenti, tutti elementi che contribuiscono all’immagine odierna di grande “capannone industriale”. Occorre svuotare alcune parti sotto le gradinate in modo che possano ospitare attività all’aperto protette dalle intemperie. Occorre invece aggiungere superficie alla copertura lungo entrambi i perimetri, su quello interno per proteggere meglio il legno della pista da restaurare e su quello esterno per coprire le aree ciclopedonali esterne perimetrali. La pista in legno infatti deve essere riportata con un intervento di restauro ai fasti originali per poter rientrare nel circuito dei Velodromi storici le cui specifiche per l’utilizzo in deroga all’omologazione sono normate dall’UCI (Cycling Regulations 3.6.064 (pre-2001), 3.6.068 e 3.6.095) Occorre completare l’ingresso principale con una pensilina leggera e qualche artificio architettonico per ridurre la desolazione del paramento murario vuoto. Occorre senz’altro segnalare nuovamente la ripresa dell’attività del Velodromo con un’insegna discreta e dignitosa. Occorre infine chiudere il perimetro superiore delle gradinate con vetro in maniera da isolare il rumore della folla di spettatori ma rispettare i rapporti di pieni e vuoti della facciata, in particolare modo il potente taglio orizzontale sempre in ombra sotto la copertura.
L’intenzione è quella di intervenire inserendo piccole costruzioni discrete nei punti di snodo, come in un parco a padiglioni, a supporto delle attività che vengono aggiunte man mano che ne emerge la necessità. La trasformazione deve avvenire per gradi successivi di approssimazione, senza necessariamente giungere ad una saturazione, ma rimanere in qualche misura una situazione in divenire costante, con possibilità di aggiornamento e completamento, oppure di rimozione e sostituzione. Non c’è un piano prestabilito necessariamente da completare prima che le parti divengano fruibili, solo una griglia di massima che limiti ingombri e interferenze. Ogni elemento vive di vita propria e viene rimosso nel momento in cui ha esaurito la sua funzione o non produce più reddito. Il design minimale dei differenti “accessori” deve necessariamente seguire un regolamento studiato in modo da garantire sia una grande flessibilità di utilizzo che una sicura uniformità ed eleganza estetica, tramite il ricorso alla prefabbricazione di elementi in legno, metallo e vetro e materiali di scarto e di riciclo. Il nuovo parco sportivo è collegato al sistema dei Raggi Verdi che passa da City Life. Sarà necessario prevedere un sistema di illuminazione con attivazione a prossimità con lampade a LED lungo i percorsi, in modo da garantire la fruibilità e la sicurezza invernale/notturna sia in termini di visibilità del percorso stesso, sia in termini di segnalazione della presenza di altri utenti.
Il Velodromo Maspes Vigorelli è un importante pezzo di storia della città di Milano, che negli anni ha perso la sua vocazione primaria ma che oggi potrebbe di nuovo rappresentare un punto di convergenza per tutta quella serie di inizitive ed attività, legate comunque al tema della bicicletta, che spaziano dalla mobilità urbana sostenibile delle persone e delle merci, agli sport e alle attività ricreative di strada fino ad iniziative sociali e civili. Non si tratta di attività da insediare da zero ma di attività già presenti, pur se frammentate, sul territorio, alle quali si potrebbe dare spazio e visibilità presso il Velodromo che acquisterebbe di nuovo, attraverso questa nuova vita, l’importanza che gli spetta.